Giovanissimi by Alessio Forgione

Giovanissimi by Alessio Forgione

autore:Alessio Forgione [Forgione, Alessio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Narrativa
ISBN: 9788894938692
editore: Enne Enne
pubblicato: 2020-04-17T22:00:00+00:00


quarta fase

Depressione

Stavamo in una pineta e per terra c’erano milioni di aghi di pino. Le sue mani erano libere e si muovevano a tempo con le gambe, mentre le mie trascinavano una sacca. Dentro c’erano le cose che ci servivano e mi batteva sulle gambe. Era pesante, scomoda, mi segava le mani, ma non mi sembrava un dolore insopportabile.

Lei camminava dritta ed io la osservavo.

Sul viso aveva degli occhiali da sole, neri, e i capelli erano biondi. Sulla bocca portava il rossetto e dietro di noi, se mi voltavo a guardare, vedevo una sottile linea marrone chiaro che separava a metà il sentiero ricoperto dagli aghi. Davanti, invece, oltre il fitto degli alberi, vedevamo una luce ed era lì che andavamo.

La pineta finì.

Chiusi e riaprii gli occhi ed eravamo su una spiaggia ed era deserta. Qualche passo e mi entrò la sabbia nelle scarpe. Mi fermai, le tolsi, le infilai nella sacca e sotto i miei piedi la sabbia era bianca e calda e lei mi precedeva di qualche metro, perché non si era fermata ad aspettarmi.

Mi mossi, arrancai, la raggiunsi. Lasciai cadere la sacca perché non camminava più ed io sapevo cosa intendeva.

Cacciai la nostra roba e stesi gli asciugamani. Piantai l’ombrellone e mia madre guardava l’orizzonte ed io guardavo lei e nei suoi occhiali da sole vedevo il mare.

Mi spogliai, le chiesi il permesso: non mi rispose. Mi avvicinai all’acqua e bagnai i piedi. Mi voltai a guardarla e lei era esattamente dove l’avevo lasciata, immobile. Mi tuffai. Aprii gli occhi ma non vidi nulla. Li richiusi. Risalii dal mare e sedetti vicino a lei e sulle mie braccia c’erano tante piccole gocce che si espandevano e poi scomparivano.

«È bello, qui» le dissi.

Rispose di sì, ma solo con un cenno della testa.

Rimanemmo seduti. Il sole era alto e caldo e mi sembrava che il mio corpo stesse per esplodere. Sulla mia pelle scura rimasero le tracce bianche del sale. Si alzò in piedi e incominciò a muoversi. Chiusi l’ombrellone e piegai gli asciugamani. Ficcai tutto nella sacca e lei era già a ridosso della pineta ed io incominciai a correre. Le fui vicino. Era scalza e anche io ero scalzo e gli aghi mi pungevano ma non mi fermai a rimettere le scarpe e non indossai nemmeno la maglia. Uscimmo dalla pineta e procedemmo lungo una strada; ai lati c’erano delle piante altissime e sotto i miei piedi l’asfalto era caldo e continuammo così, in silenzio, per molto tempo, e non incontrammo mai nessuno.

Il sole calava e, attorno a noi, ci furono prati e poi incominciò una salita, leggera. Lasciai la sacca per terra e lei non disse niente, eppure ero certo che se ne fosse accorta. I miei piedi erano neri e il sole, in cielo, era una palla rossa e avrei voluto chiederle se mi amava, perché mi sentii certo dei miei sentimenti e che mai avrei amato nessuno più di lei, ma non lo feci. Andammo avanti. Il sole scomparve e rimase ancora un po’



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